Il Giappone è il Paese dei Mille Dei: la tradizione vuole che praticamente tutto abbia un’anima, inclusi oggetti creati dall’uomo, rocce e piante. Una tradizione folkloristica tanto ricca e variopinta, che comprende spiriti della natura, spettri, anime vaganti, demoni e divinità tutelari. Per molti aspetti lontana dal nostro sentire occidentale, la mitologia popolare giapponese è anche un ricco campionario di umanità, di luoghi, sitazioni e personaggi.
Il sanjakubo (bonzo di tre shaku) del monte Akihasan, nell’Enshu (o Totomi, l’attuale zona di Shizuoka), potrebbe essere tanto un tengu* quanto un kami**. La vicenda si riferisce ai primi anni dell’era Kan’en (1748-1750). Hasegawa Ukon, un monogashira (comandante di un drappello di arcieri o fanti) proveniente da Kishu (oppure Kii-no-kuni, l’attuale zona tra Mie e Wakayama), durante un pellegrinaggio, decise di tentare la scalata dell’Akihasan.
La notte precedente, com’era sua consuetudine, aveva pernottato in una locanda ai piedi della montagna. Sapendo che quella zona era rinomata per i fagiani, Ukon ordinò al padrone della locanda di cucinarne alcuni e di servirli al suo gruppo. Tuttavia, l’uomo cercò di dissuaderlo, dicendogli che sarebbe stato più prudente lasciar perdere le creature della montagna e dedicarsi allo shojin ryori, un tipo di cucina prevalentemente vegetariana ispirata al precetto buddista della non violenza su altri esseri viventi. Cercò inoltre di convincerlo che la zona pullulava di strani esseri. Tuttavia Okon gli rispose orgoglioso: <<Io sono un pellegrino e poiché il sanjakubo è un kami, non dovrebbe esserci ragione per cui debba odiare uno che si nutre di pescato o cacciagione>>.
Il padrone della locanda si rassegnò e preparò ciò che gli avevano chiesto. Il drappello contava sedici elementi, tutti notevolmente affamati.
Il giorno seguente il gruppo dette inizio alla scalata, ma trascorsi circa otto o nove minuti, la zona venne completamente avvolta dalla foschia. La nebbia si fece così fitta che non si riusciva più a distinguere nulla, nemmeno a un palmo dal naso. Il gruppo fu quindi impossibilitato a proseguire la scalata. I sedici uomini ebbero l’impressione di essere respinti dalla montagna. Mancavano circa cinque o sei ri*** per giungere al picco ma il gruppo ridiscese e decise di pernottare ai piedi della montagna. Nessuno si era procurato ferite, tuttavia non ebbero più il coraggio di ritentare la scalata. Vi sono altri rei**** che dimorano sullo Akihasan. Comunque sia, se degli uomini di condotta ambigua tentassero di scalarlo, troverebbero senz’altro degli ostacoli pronti ad aspettarli.
*Creature fantastiche dell’iconografia popolare giapponese.
**Divinità, nume, o spirito soprannaturale.
***Antica unità di misura giapponese relativa alla distanza; 1 ri equivale a circa 3,9 Km.
****Spiriti.
Tratto da “Enciclopedia degli Spiriti Giapponesi” di Shigeru Mizuki.
Che bello mi è molto piaciuto
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Grazie mille, sono contento che ti sia piaciuto l’articolo e il suo contenuto.
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😊
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Ti ringrazio
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