Inauguro lo spazio dedicato alla poesia con alcuni scritti di Shinkichi Takahashi e degli Haiku giapponesi, ovvero dei componimenti poetici nati in Giappone nel XVII secolo. Non è facile dargli un senso compiuto e molto spesso pare che le parole siano state buttate li a caso, ma in realtà non è così. Sono testi ricchi di significato e di clamorosa profondità. La loro brevità racchiude una vastità infinita.
Risalendo l’albero di cera
verso il cielo in tempesta,
caccio fuori la lingua –
che scroscio di pioggia!
Cielo di Shinkichi Takahashi
Allungo la mano –
ogni cosa scompare.
Ho visto nella testa del serpente
il volto di mia madre morta,
nelle nuvole disordinate
il dolore di mio padre morto.
Schiocco le dita –
il tempo non è più.
La mia mano è l’universo,
può fare tutto.
Mano di Shinkichi Takahashi
L’allodola
canta tutto il giorno,
e il giorno non è lungo abbastanza.
BASHO
Notte sacra,
attraverso le maschere
bianco respiro di danzatori.
KIKAKU
Luna piena d’autunno –
sulla stuoia di paglia,
l’ombra di un pino.
KIKAKU
Testo di riferimento “Poesie zen” a cura di Lucien Stryk e Takashi Ikemoto.